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Ecco la direttiva Ue che impatterà sulle case degli italiani

Entro il 2030 gli immobili in classe energetica F o G dovranno essere ristrutturati per portarli almeno in classe E. Entro il 2033, poi, ci dovranno essere solo abitazioni che siano almeno in classe D. Sono i primi due step per avere entro il 2050 solo edifici a emissione zero. Prende forma la nuova direttiva UE che inizierà il suo iter al Parlamento Ue il 24 gennaio prossimo. Ecco cosa prevede e perché impatterà sulla gran parte degli immobili Italiani.

La proposta della Commissione europea che ha fatto parecchio discutere verso la fine del 2021 ora sta prendendo forma. Il testo dovrebbe avere il primo via libera il prossimo 24 gennaio per poi concludere il suo iter entro marzo (salvo ulteriori rinvii). La direttiva però arriva al Parlamento UE con alcune modifiche rispetto alla proposta iniziale: la più importante, oltre a uno slittamento di date, è quella che almeno per il momento non sono previste sanzioni o limitazioni alla vendita e alla locazione degli immobili che non si adegueranno per tempo ai nuovi requisiti di classificazione previsti per i prossimi decenni.

Ma che cos'è la certificazione energetica di un edificio? Tecnicamente si chiama APE ed è un documento indispensabile da presentare al momento del rogito quando si acquista o si vende casa. La certificazione energetica sulla casa è un attestato che riporta tutte le informazioni su come è stato costruito un edificio sotto il profilo dell'isolamento termico e del consumo energetico. In questa guida alla certificazione energetica degli edifici trovi tutte le informazioni per sapere quando serve, chi la rilascia e che cosa deve contenere per legge.

Le nuove tappe previste dalla Ue 

A corredo della direttiva, la Commissione ha messo su carta una road-map da seguire per rendere più efficienti gli immobili nelle classi energetiche inferiori:

  • entro il 2030 si dovranno rendere più efficienti gli immobili in classe F e G;

  • entro il 2033 quelli in classe E;

  • entro il 2040 gli immobili in classe D;

  • entro il 2050 tutti gli edifici dovranno essere a emissione zero.

La palla passerà agli Stati membri

Va ricordato che l'iter che sta per iniziare il 24 gennaio e che porterà la direttiva ad essere approvata dal Parlamento UE probabilmente a marzo, è solo un primo passo: in seguito la direttiva dovrà essere recepita anche dai singoli Stati. Ci sono quindi aspetti che dovranno guidare la regolamentazione nazionale verso edifici sempre più sostenibili. Ad esempio è probabile che ogni Stato debba ulteriormente lavorare ad affinare gli standard minimi in edilizia (affinché gli stessi requisiti minimi previsti alle Dolomiti siano diversi da quelli previsti alle Eolie).

Visti gli obbiettivi molto sfidanti che si vogliono raggiungere, dovranno essere rivisti tutti i regolamenti su edilizia, impianti e materiali. Una cosa che però richiede pianificazione e tempi certifin da subito. Le nuove prescrizioni, poi, impatteranno tanto sugli edifici di nuova costruzione quanto su quelli esistenti. 

L’edificio infine diventa un sistema integrato con la sostenibilità ambientale. Il che implica ad esempio la presenza di punti di ricarica delle auto elettriche anche nei condomini e sistemi smart per la gestione dell’energia, sia elettrica sia termica.

Servono tempi certi e incentivi

Per la Commissione europea, iniziare a ridurre le emissioni di gas serra è un passaggio fondamentale per conseguire l'obbiettivo delle emissioni zero entro il 2050; e gli immbili sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas a effetto serra nell’Ue, visto che tre quarti degli edifici è inefficiente dal punto di vista energetico. Tuttavia se si pensa che in Italia circa il 60% degli edifici è oggi in classe F e G, si capisce quanto sarà impattante per molte famiglie anche solo il passaggio in classe E. Per il salto di classe, infatti, occorre ridurre i consumi energetici di circa il 25%: riduzione che si ottiene solo con interventi come il cappotto termico, la sostituzione degli infissi o la sostituzione della caldaia con una nuova a condensazione. Quello che è certo è che la spesa per avere edifici più sostenibili non deve gravare sulle tasche dei cittadini, per molti dei quali la casa rappresenta l’unico patrimonio o fonte di reddito.

Ben venga dunque l’adeguamento solo se accompagnato da incentivi facilmente accessibili. Inoltre i proprietari devono poter vendere e affittare gli immobili semplicemente presentando la certificazione dello stato di fatto in cui si trova l’immobile al momento della vendita o della locazione; spetterà poi all’acquirente fare i lavori approfittando degli incentivi. Rimane evidente che sarà il mercato stesso a valorizzare gli edifici che hanno adeguato la loro classe energetica, penalizzando quelli non ancora efficientati. 

Occorre pertanto definire chiaramente tempi e modalità in sede Ue poi in Italia andando di pari passo con la promozione di incentivi certi e duraturi. Serve pertanto procedere con una strategia chiara e non con proroghe all’ultimo minuto o continui cambiamenti regolatori tecnici e fiscali ad ogni legge di bilancio. Solo così sarà possibile affrontare questa sfida coinvolgendo i cittadini e migliorando il nostro Paese.

 
 
 

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